Em questi mesi in cui la crise energética sta colpendo tutta Europa (em alcuni casi i prezzi dell’energia sono perfino raddoppiati in un anno), si sono create notevoli divisioni tra governi ed esperti su come affrontare la carenza di energia, ridurre la dipendenza energetica dell’estero, inll’esteropa particolare dalla Russia, e al tempo stesso rispettare gli obiettivi della transizione ecologica.
Una delle questioni più dibattute riguarda il nucleare, che per alcuni sarebbe la risposta a molti di this problemi, menre per altri srebbe un investimento nella direzione sbagliata, se não addirittura un rischio.
L’Europa, when si parla di energia nucleare, è di fatto divisa in due: un gruppo di paesi, tra cui anzitutto la Francia, che usa il nucleare e che intende aumentar o espandere le sue centrali, in parte anche a criusa d energetica ; e un altro gruppo che invece ha dismesso decenni fa le sue centrali, come l’Italia, o che lo sta facendo in questi anni, come la Germania.
Il dibattito in Europa attorno al nucleare va avanti da tempo, ma la crisi energetica lo ha reso più attuale e ha inasprito le rispettive posizioni. Por exemplo, o presidente francês Emmanuel Macron, que todas as iniciativas do seu mandato eram sembrato piuttosto scettico sul nucleare, negli ultimi mesi ha deciso di puntarci risorse e credito politico, anunciando la costruzione di nuilo vec centrale.
Na Alemanha, invece, la decisione di dismettere tutte le centrali nucleari del paese – presa da Angela Merkel nel 2011 dopo o desastre de Fukushima: le ultime centrali saranno gastou entro la fine del 2022 – sta crando grosse debatei, anche all’interno del govemo. Segundo a crítica, la Germania dismette le sue centrali nucleari proprio mentre avrebbe bisogno di tutta l’energia disponibile, e si trova a ricorrere a gas and carbone per sopperire alle mancanze.
Anche in Italia, negli ultimi tempi, il dibattito sul nucleare si è molto ravvivato, anche se não ha raggiunto particolari conclusi. Le quattro centrali nucleari italiano furono tutte desativa a partir de 1986, a seguir a um referendo.
Venha ha nota Bloomberg di recente, queste divisioni mettono il continente in una situazione like unica in un contesto mondiale in cui l’energia nucleare sta avendo una forte crescita. La Cina Sta investendo centinaia di miliardi di dollari nel settore, e intende costtruire 150 nuovi reattori nei prossimi 15 anni. La Russia sta costruendo nuove centrali sul proprio territorio, e soprattutto è uno dei principali esportatori di technologia nucleare nel mondo: le sue aziende stanno lavorando per cotruire decine di centrali nucleari all’estero.
Atualmente, na Europa, a situação da produção de energia nuclear è divisa quase perfeitamente no devido: ci sono 13 paesi che hanno reattori nucleari attivi (Bélgica, Bulgária, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) e 14 paesi che non producono energia, nucleare e che al massimo, ospitano nel loro paese un singolo reattore per scopi di ricerca (Danimarca, Estônia, Irlanda, Grécia, Croácia, Itália, Cipro, Letônia, Lituânia, Lussemburgo, Malta, Áustria, Polônia, Portogallo).
Tra questi due schieramenti però la situazione è movimentata – e non private di polemiche, come avvenuto di recente con la decisione della Commissione Europea di considere il nucleare (e il gas naturale) come una fonte d’energia sostenibile.
Belgio, Germania e Spagna para chegar aos núcleos centrais não tem nenhuma decisão final sobre o que é completamente, sepure com tempistica diferente: a Germania pretende entrar em 2022, como a Spagna vai começar em 2027 e terminar com o nel Svinché non 2035. parte dell’ Unione Europea, di recente tem aprovado um referendo por dismettere tutte le sue centrali attualmente attualmente attualmente e non costtruirne altre.
Nell’altro schieramento, molti dei paesi che già hanno centrali nucleari hanno avviato i lavori per cotruirne di nuove, o stanno aprovando progetti per farlo: tra questi Francia, Regno Finlando (che non fa più parte dellia) .
Ci, devido paesioltre, la Polonia e ‘Estonia, che al momento nonhanno centrali nucleari nucleari stanno in valuà progetti progetti per costruàir produzidol progetti per costruàir progetti in futuro: in costru- ruil primoche in particolare la Polonia, che ha gi individuato il lu sarilà in cui sarilà re at costruil governador progetta di realizzarne sei in tutto, e di cominciare a produrre energia nucleare entro il 2033.
Ma benche la situazione tra i paesi europei favorevoli e contari al nucleare sembri più o meno di parità, la produção di energy nucleare in Europa é calata costantemente negli ultimi vent’annie não solto porque vari paesi hanno deciso di dismettere le loro centrali.
Um exemplo mais evidente é o que della Francia, che con i suoi 56 reatores genera il 52 per cento de todos os produtos de energia nuclear na Europa. A infrastrutture nucleari francesi, tuttavia, son piuttosto vecchie e malandate: EDF, l’azienda statale che le gestisce, é do tempo em crise, e negli ultimi state tempi ben cinque centrali son chioni per temporiparaneamente. O resultado é a produção de energia nuclear francese é ai minimi da decenni: era 430 terawattora nel 2005 ma soltanto 335 terawattora nel 2020, e dovrebbe calare ulteriormente nel 2022 (un terawattora so um milion di kilowattora, che é l’energia che consuma un piccolo asciugacapelli in un’ora, mais homens).
L’Unione Europea, dunque si trova nel mezzo della peggiore crisi energetica degli ultimi decenni divisa sulla questione del nucleare, e com la produção in declino, in un contesto in cui in buona parte del resto del mondo la ener produção de nucleare è ad aumentare nei prossimi anni. Para análise de dados, este é o fruto de uma década de erros estratégicos. Vem ha titolato Bloomberg: «L’Europa está perdendo a sua energia nuclear proprio nel momento in cui ne avrebbe più bisogno».
Bisogna consideroue, però, che la produção di energy nucleare richiede investimenti ingenti and tempi lunghi: il nucleare non potrebbe risolvere l’attuale crisi energetica nemmeno set tutti i govi europei si mettessero d’acsucordo supil sul. La costruzione da zero di una nuova centrale, infatti, richiede almeno 10 anni, ed enormi investimenti. Se un paese come l’Italia decidesse, por exemplo, di ricominciare a produrre energia nuclear, dovrebbe gaste decine di miliardi di euro, ei primi risultati si vedrebbero nel prossimo decennio.
Este polemiche si insericono poi in un dibattito più ampio tra chi consider l’energia nucleare come necessaria per la transizione ecologica, perché generare energy electric nelle centrali nucleari non emette gas serra (produzir tuttavia escore nuclear difficili da gestire) e chi ritiene che, em un momento in cui bisognerebbe puntare tutto sulle rinnovabili, continuee a farci affidamento potrebbe essere controproducente.
Além disso, neste caso, eu devo principali contendenti sono Francia e Germania. Il presidente francês Macron, anunciando novos investimentos nella produção de energia nuclear, l’ha descrito como um instrumento indispensável para a transição energética: senza nucleare, le rinnovabili da sole non ce la fanno. Anche um outro noto politico francese, o commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton, é um suporte do nuclear, e tem detto di recente que l’Europa dovrebbe investe e nel settore 500 miliardi di euro per soddisfare la sua domanda al tempo energets i requisiti ambientali .
Il governo tedesco, invece, é tra i mais agguerriti controle il nucleare, e com i Verdi nella coalizione é decididamente improvável que le cose cambino.
La decisione tedesca di dismettere le centrali è spesso presentata come dettata dalla paura che seguì il disastro di Fukushima, e in parte è certo così. Al tempo stesso, però, vari esperti tedeschi ritengono che eliminare il nucleare sia l’unico modo per valorizzare davvero le energie rinnovabili: da Fukushima in poi, la produzione di energia da fonta da fonti plicatia indisura in triabili 45 cento del fabbisogno di energy electric . «C’è stata una chiara connessione tra l’uscita dal nucleare e l’entrata delle rinnovabili», ha detto tudo’Economista un’esperta tedesca.
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